Daniele, Lucia, Cecilia, Simone e Mohamed

"Mohamed è entrato a far parte della nostra famiglia all'inizio del progetto WelcHome. Non c'erano ancora esperienze su questo progetto e tutti ci dicevano che era una pazzia accoglierlo in casa con due bambini piccoli. Che eravamo troppo giovani per prenderci cura di un adolescente. Ci siamo lanciati comunque in questa avventura, mossi dall'entusiasmo di un progetto che racchiudeva in sé valori come l’accoglienza, la famiglia e l’integrazione in cui abbiamo sempre creduto molto. Mohamed è entrato in punta di piedi nelle nostre vite, con la sua timidezza, i suoi modi molto educati e rispettosi e soprattutto il suo sorriso dolcissimo. In pochissimo tempo si è fatto voler bene da tutti, soprattutto dalla nostra piccolina che ha trovato un fratellone che la fa ridere, giocare…e anche un po’ arrabbiare! Abbiamo trovato subito tantissime cose in comune, dalla passione per il calcio al guardare serie tv e altre le abbiamo costruite insieme durante questo periodo. Durante il primo mese, quando Mohamed ancora viveva in comunità e ci vedevamo solo al weekend, abbiamo scoperto di aspettare un altro bimbo. Il dubbio se abbandonare il progetto ovviamente ci è venuto, ma siamo veramente contenti di non averlo fatto. Sapevamo che ci sarebbe stato richiesto impegno, ma quello che non ci aspettavamo, la vera sorpresa, è stato scoprire quanto avremmo avuto in cambio. Il proporsi come famiglia ospitante nel progetto WelcHome è stato vissuto da noi e da chi ci sta intorno come una grande sfida, anche rischiosa, qualcosa di straordinario, inteso proprio come fuori dal comune. Oggi è diventato semplice, divertente, quotidiano, qualcosa che ci scalda il cuore ogni giorno. Tra pochi giorni Mohamed compirà 18 anni, sono momenti di decisioni importanti per il suo futuro e noi speriamo di poter essere per lui un punto di riferimento e un appoggio che lo aiutino a raggiungere i suoi obiettivi e i suoi sogni.

Daniele e Lucia, Cecilia, Simone


"Quando sono arrivato in Italia dal Marocco avevo solo 13 anni. All’inizio è stato molto difficile stare in comunità, perché ero il più piccolo, però poi col tempo mi sono trovato bene. Quando, dopo 3 anni in comunità, mi hanno parlato di andare in famiglia ero un po’ spaventato di questo cambiamento, perché di nuovo non sapevo cosa mi aspettava. Mi ricordo che la prima volta che sono andato a casa, con Dani ci siamo subito messi a giocare a calcio, che è la mia grande passione. Ho capito subito che mi sarei trovato bene con loro, e così è stato. Ho fatto tante esperienze nuove, sono anche andato per la prima volta in montagna con la neve e ho perfino imparato ad andare in snowboard. La cosa più bella di stare in famiglia è che mi sento circondato da affetto, è una situazione più simile a quando stavo a casa con i miei genitori e i miei fratelli. Mi sento anche meno solo e più tranquillo per le scelte che devo fare per il mio futuro".

Mohamed

 

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